C’è voglia di canzoni, c’è Tenco nelle orecchie, anche se tra le mani c’è ancora un po’ di psichedelia. I riferimenti ’60, eleganti e autorali, si fanno sentire decisi, sebbene attualizzati.
I testi reclamano il loro status privilegiato e non si vergognano degli improvvisi sbalzi di umore: dalla politica più viscerale alla storia d’amore, dalla canzone per l’estate alla favoletta tragicomica.
Tutto condito da quella tipica indolenza che pervade, come un ronzio in profondità, l’intera discografia della band.

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